Alcune informazioni in più sulla storia di Sala
L’abitato, di antiche origini, lega indissolubilmente la sua storia a quella della Rocca Sanvitale. Ritrovamenti ne testimoniano l’origine risalente al periodo neolitico. Si sono succeduti poi i romani (è stata ritrovata una fornace per la produzione di anfore vinarie risalenti al II e al III secolo dopo Cristo) e i bizantini (ritrovamenti sul monte Palero, a Segalara e sul colle dove oggi sorge la rocca). Ma la prima testimonianza scritta del toponimo di Sala risale al 20 novembre 995 e si trova su una pergamena di età posteriore al periodo delle dominazioni dei longobardi (556-774) e dei franchi. I due popoli hanno utilizzato il termine di origine germanica sala per indicare un palazzo signorile costruito in pietra contrapposto alle semplici abitazioni in paglia o fieno del popolo. Dal 1141, il feudo venne a trovarsi sotto la potestà di diverse famiglie. I Sanvitale ne entrarono in possesso nel 1258 e segnarono la storia del paese e della Rocca per 350 anni. A quel tempo il centro era già munito di un torrione, detto torre di San Lorenzo, elemento difensivo in un periodo di cruente lotte feudali. La Rocca venne ampliata nel 1477 per opera di Gilberto II Sanvitale.
Nel 1612 finisce l’epoca dei Sanvitale e inizia l’era dei Farnese,già signori di Parma, che apporteranno grossi cambiamenti alla Rocca, tra i quali la costruzione di un elegante giardino all’italiana, oggi restaurato. La decadenza della Rocca iniziò quando i Farnese scelsero definitivamente Colorno come residenza ducale e Ranuccio II la adibì a residenza estiva per i cadetti del Collegio dei Nobili, uso che conservò fino all’arrivo, nel 1733, dei Borbone, divenuti Duchi di Parma. La Rocca conobbe un nuovo periodo di splendore con Maria Amalia d’Asburgo moglie di Ferdinando di Borbone che, amante della caccia e desiderosa di vivere lontano dal marito, rivendicò per sè l’uso della dimora di Sala. L’arciduchessa Maria Amalia fece erigere, all’interno della riserva ducale, tra il 1775 e il 1779, un Casino di caccia, su disegno dell’architetto francese Alexandre Ennemond Petitot, che venne adibito a dimora di corte.
Nel 1804 la Rocca e i terreni adiacenti vennero inclusi nella lista dei beni del pubblico demanio da assegnarsi ai benemeriti delle campagne napoleoniche e donata al tenente piemontese Michele Varron. Nel 1832 il nuovo proprietario, ritenendo l’edificio troppo grande e fastoso, ne fece abbattere tre lati, conservando solo il lato nord prospiciente la piazza con la cappella costruita da Don Ferdinando e le scuderie. Nel 1862, dopo l’Unità d’Italia, il paese, per distinguersi dalle altre « Sala » d’Italia, aggiunge il toponimo Baganza,dal nome del torrente che scorre ad est.
Nel 1988 il Comune di Sala Baganza ha acquistato la porzione ovest dell’ala superstite, mentre di proprietà privata è rimasto il settore est. La corte rustica a ovest dopo il restauro è adibita a complesso residenziale.